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      Ad essi, conferì la soprintendenza del seminario; tre anni dopo la loro introduzione li traslocò dalla modesta casa di San Vito ad altre presso San Fedele, dove apersero pubbliche scuole; e dopo altri tre anni fece dar principio, sul disegno dell'architetto Pellegrino, alla bella chiesa che tuttora vi esiste, e di cui egli stesso pose solennemente la prima pietra1004. Intervenne poco dopo opportuna a fornire i mezzi di presto ridurla a compimento la catastrofe degli Umiliati, de' quali la serie delle accadute vicende mi trae a far parola.
      L'ordine degli Umiliati, che dalla Lombardia erasi esteso in diverse parti d'Italia, fu in origine un consorzio di persone pie, viventi in comune sotto l'osservanza di alcune regole religiose, il di cui principale istituto era l'occuparsi delle manifatture di lana. Applicarono in seguito al negozio delle loro merci; con che arricchirono, e l'ordine degenerò. All'epoca della quale trattasi, allorché per lunga consuetudine i capitoli, i monasteri e i vescovadi più ricchi erano dati in commenda ai cardinali e ad altri favoriti della corte di Roma, anche le prepositure degli Umiliati erano passate quasi in patrimonio di varie potenti famiglie, che, con assenso del papa, le trasmettevano in appanaggio ai figli cadetti1005. Il cardinale, che per propria natura era inclinato alla magnificenza, vide nella riforma di quest'ordine la possibilità di ritrarre i mezzi che gli mancavano per eseguire le grandiose opere da lui divisate; e fin da quando era in Roma presso Pio IV fu sollecito d'informarsi della situazione di esso, e ne ritrasse che gli Umiliati non oltrepassavano fra tutti il numero di cento individui, compresi i prevosti, e che dai conti fatti sui loro redditi, di sessantamille scudi d'oro, una sì scarsa famiglia veniva assai parcamente pasciuta, siccome ne scrisse al prelato Ormaneto, suo confidente1006. Il Borromeo era protettore dell'ordine.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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