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      Allontanò così un uomo, sebbene settuagenario, ardito, avveduto e d'animo elevato, e che, non avendo figli, faceva professione di parlar franco. Egli godeva inoltre d'un gran credito alla corte per aver avuto la confidenza di Filippo II, che correa voce si fosse meritata col prender parte alla morte dell'infante don Carlos. Perciò il senatore Giambattista Visconti, che seguirò particolarmente nel parlare di questo personaggio, dicea di esso: et di lui è costante fama, che acquistasse la grazia di Filippo II col macchiarsi la mano nel sangue di persona la di cui morte per interesse d'onore egli comandò1046: tant'era, in prossimità del fatto, generale e indubitata l'opinione che don Carlos fosse perito di morte violenta, che che ne dica un recente storico sulla fede dei registri dell'Inquisizione, quasi che l'arte delle reticenze non fosse antica quanto il mondo.
      Il conte di Fuentes fece il solenne ingresso in Milano il 16 ottobre. Volle che il consiglio, benché non fosse che un aggregato di ministri scelti e non avesse rappresentanza, facesse corpo con lui e precedesse il senato. Già erasi mostrato aspro e impaziente, senza cortesia, co' deputati che gli erano stati spediti incontro a Genova per complimentarlo, e nell'entrata pure con cinica sincerità mostrò di non pregiar nulla delle disposizioni onorevoli fatte per lui. (1601) Le circostanze dell'Italia gli porsero tosto occasione di dar prove di quel risoluto vigor d'animo che gli era proprio, stante la guerra mossa dal re di Francia Enrico IV al duca di Savoia per la successione nel marchesato di Saluzzo.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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