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      Anche sulla zecca procurò di profittare, e introdusse la moneta di puro rame, che fu allora un peggio non conosciuto dapprima. Lasciò che gli ecclesiastici, che sapevano corteggiarlo e mostrarglisi ossequiosi, dilatassero le usurpate esenzioni; e perciò, malgrado lo spirito fiscale, l'erario fu sempre esausto. Il re gli donò il marchesato di Voghera. Egli non riceveva regali, ma fu servito da secretari avarissimi... Oltre di ciò mise mano clandestinamente et da se stesso all'erario, come si vede dal suo testamento, dal quale anco si conosce che generalmente intaccò di danari tutti quelli che puoté et i suoi più domestici et favoriti1054. Era astutissimo, e sapeva accomodare le parole e i gesti alla opportunità, e quando avea bisogno di alcuno era il più gentile e grazioso uomo del mondo. Teneva molte spie, e si curava di sapere le più minute e private curiosità delle famiglie. Aveva uno sbirro, al quale avea data somma autorità. Alcuni gravissimi delitti pubblicamente protesse. Ma generalmente mantenne l'ordine nella città, contenne i bravi, e sotto di lui si godé della sicurezza maggiore che permettesse la condizione di quei tempi facinorosi.
      Durante il suo governo si collocarono sovente negl'impieghi uomini di nessun merito, stante che nella scelta egli preferiva i più sommessi ad ogni sua opinione e volere, siccome diceva Tacito di Tiberio1055; così gli animi più vili ed abbietti ascesero e s'impadronirono degl'impieghi. Avvelenato da una certa falsa gloria di autorità e protezione, dice il senator Visconti, et quasi affettando il titolo d'onnipossente in questo Stato, come che tutto dipendesse da lui, per radicare negli uomini questa opinione ha innalzate persone indegnissime, che s'hanno saputo accomodare all'adulazione et altre arti et servigi troppo vili.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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