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      Il governatore, messo piede a terra, presentò alla Maestà Sua diciotto cavalieri, coperti di scarlatto guernito di brocato, e altri sessanta, vestiti di tela d'argento, destinati a servirla. Dopo che, collocata sovra una chinea da' duchi di Machedea e di Terranova, venne salutata da una salva di mille e ducento mortaletti e da tutto il cannone della città. Per tutte le contrade e le piazze per le quali passò la regina, oltre agli addobbi che le adornavano, si vedevano spallierate le milizie della città e dell'esercito sotto i loro maestri di campo e generali, con vaghissima e superba mostra. Fu servita fino al Duomo, e poscia al palazzo di sua abitazione, con ordine e pompa veraramente regia e maravigliosa. Fermossi la regina per alcuni giorni in Milano con Ferdinando IV re d'Ungheria e di Boemia, suo fratello, onorata dai principi d'Italia o personalmente o per ambasciatori. Durante la sua dimora mostrò di commiserare la sorte di don Odoardo di Braganza, fratello del nuovo re di Portogallo, e benemerito dell'imperatore suo padre, il quale da sette anni gemeva in stretta carcere nella rocchetta di quel castello; e forse sarebbesi a di lui favore interposta presso il re suo sposo, se in quel tempo appunto non fosse morto dopo brevissima malattia1084. (1650) Il 16 di agosto dell'anno seguente morì pure il cardinale arcivescovo Cesare Monti, in di cui vece fu promosso alla sede arcivescovile monsignore Alfonso Litta. Questo prelato, nel lungo pontificato di vent'ott'anni, accrebbe di comodi ed ornamenti il seminario Maggiore, ristaurò il cadente seminario della Canonica, ed aggiunse nuovi redditi al collegio de' Nobili.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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