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      Precedevano alcune compagnie di cavalleria colla pistola alla mano, la corazza sul petto e la celata in capo. Poi venivano più di cento cavalli, carichi di arredi, coperti di panno scarlatto trinato d'oro, e colle funi di seta intrecciate di oro. Ogni cavallo aveva un palafreniere che lo conduceva, vestito in uniforme scarlatto, trinato d'oro e pennaccio nel cappello. Poi venivano i cavalli del duca, coperti pure di scarlatto trinato d'oro, con simili palafrenieri. Indi seguivano i carabinieri, con lucidissime armature e ricchi ornamenti. In seguito in magnifica gala cavalcavano i gentiluomini milanesi, accompagnati da numeroso stuolo de' loro palafrenieri. Poi venivano tre carrozze del duca superbissime. Il carro e le ruote erano intagliate con sommo lusso, e tutto il legno dorato e i ferri smaltati; i cerchi delle ruote erano d'argento, e gli apparenti e rilevati chiodi nella prima erano d'oro, nelle due altre d'argento dorato; l'interno delle carrozze era tutto ricamato a profusione d'oro. Donna Mizia, moglie del duca, era nella prima carrozza con due sue figlie, e il duca cavalcava, superbamente bardato, alla portiera destra, costeggiati dalla guardia svizzera. Veniva in seguito la compagnia delle lance, indi altra soldatesca. La corte era stata mobigliata da esso duca in modo che un monarca non avrebbe potuto avere di più.
      Questa pompa sorprendente annunziava nel nuovo governatore un personaggio ricchissimo o un ladro; forse fu l'uno e l'altro. Per ogni mezzo egli cercava di far danari; il conte Antonio Trotti, per essere eletto generale, dovette sborsargli ottantamila genovine1087. Il consiglio secreto procurò di porvi qualche argine; ne furono portate forti rimostranze a Madrid, per cui il duca una volta succombette, avendo dovuto disfare dodici capitani che aveva creati di suo capriccio.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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