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      Era figlio dell'illustre protomedico Lodovico. Fu allevato a Siena. Viaggiò l'Italia, la Sicilia, l'Egitto, Cipro, Candia, Negroponte, Costantinopoli, Smirne, la Siria, e ritornò in patria ricco di cognizioni, scrivendo bene più lingue e conoscendo le orientali. Possedeva la musica, aveva molta abilità delle sue mani, e moltissimo ingegno e amore delle curiosità naturali o esotiche. Fu egli che formò il museo tuttora celebre sotto il suo nome, descritto da Paolo Maria Terzago e da Pietro Francesco Scarabelli, e del quale fece dono alla biblioteca Ambrosiana1097. Il di lui funerale fu decorato con orazione recitata dal padre Giambattista Pastorino, gesuita, e il marchese Giovanni Battista Visconti descrisse e stampò la relazione di queste solenni esequie. "Pare che allora (dice il conte Verri) vi fosse qualche senso di stima e di gratitudine verso di un cittadino che onorava la patria". Il 22 aprile del 1699 morì infine, di sessantanove anni, il segretario del senato Carlo Maria Maggi. Avea fatto i suoi studi in Bologna, e vissuto lungamente nella gioventù in Roma e Napoli. Era dotto nella letteratura greca, latina e italiana; dee però la sua maggiore celebrità alle commedie e poesie che scrisse nel dialetto milanese, in cui con tanto corredo di sapere non è maraviglia se sia così ben riuscito. Non dee escludersi da questa lista necrologica un Milanese d'altissimo ingegno e meritevole di compassione più pe' suoi deliri che per le sue tristi vicende, il cavaliere Giuseppe Francesco Borri.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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