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      E le riforme proseguivano. Fino dal 1765 era stato creato un supremo consiglio di economia: in quasto dicastero, trasformato poscia in magistrato politico camerale, sedettero successivamente gli uomini che maggiormente onorarono il paese, Gian-Rinaldo Carli, Cesare Beccaria e Pietro Verri. (1770) Si eresse un nuovo monte dei creditori camerali, che, dal nome della sovrana, si disse di Santa Teresa, e in esso furono trasportati i creditori del monte civico e del banco di Sant'Ambrogio, salvo a quelli che non amassero il nuovo investimento di ritirare fra un mese i loro capitali1119. Si ordinò che nello stesso monte fossero versate le somme di riscatto dei debiti di mani-morte, de' quali era permessa la redenzione1120; e vi furono pure inscritti a credito de' possessori, coll'interesse del sei per cento, i capitali rappresentanti i dazi, i pedaggi e le altre gabelle d'ogni sorta, che nel corso di due secoli e mezzo erano stati venduti, e che furono rivocati alla regia camera1121. L'esame delle entrate e delle spese delle diverse amministrazioni dello Stato e de' pubblici, che da prima era generalmente avvolto nel mistero, confuso e arbitrario, fu ridotto in un solo centro e ad un metodo uniforme coll'istituzione di una Camera de' conti1122; e fu una prova del merito di essa, frammezzo a tante mutazioni successive, la continuata sua sussistenza. Per fine, le pubbliche finanze, che nella sola vista di servire al bisogno presente erano state, nel 1751, date in appalto ad una compagnia di speculatori, i quali, da una condizione oscura, salirono poi a grandi onori e richezze, furono per esse gradatamente richiamate allo Stato; prima, nel 1766, coll'averle ridotte ad una Ferma mista, con un terzo di utili e un rappresentante regio; e quindi, nel 1771, con una piena emancipazione, che recò inoltre al regio erario centomille zecchini di maggiore beneficio.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
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