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      (1786-1789) Le cose ecclesiastiche, argomento favorito in allora del ministero austriaco e prediletto dall'imperatore, furono in quell'anno soggetto di tanti ordini, editti, regolamenti, che sembrava che, dopo il molto ch'erasi già operato da venticinque anni in poi, nulla ancora si fosse fatto. Fino dal 1782 erasi dato mano a sopprimere i conventi e monasteri, specialmente i più ricchi, come Certosini, Cisterciensi, Olivetani e simili. Fattesi ora le soppressioni più numerose, s'intimò un'egual sorte alle monache, quando non si prestassero a rendersi utili nell'educazione femminile1161; e talmente prevalse l'abitudine al tedio dell'ozio claustrale, che il più gran numero preferì di essere soppresso, rendendosi generalmente oggetti di ludibrio per l'imperizia de' costumi sociali, e a molti di compassione. Si espulsero i seminaristi elvetici dal loro collegio, e vi s'installò il consiglio di governo. Fu stabilito un nuovo compartimento delle Parrocchie; si determinò lo stipendio de' parrochi, e sulle rendite de' regolari soppressi fu supplito alle mancanti congrue; si vietò l'ordinazione de' cherici quando non avessero fatto il corso de' loro studi nel seminario generale eretto in Pavia; tutti i consorzi, che vari e sotto diversi nomi esistevano presso le chiese, furono aboliti, salve le confraternite della carità o della dottrina cristiana, che si dissero poi del Santissimo1162. Una legge sontuaria fu emanata pe' funerali1163, la tumulazione nelle chiese, già dapprima abrogata1164, fu di nuovo proibita severamente, sostituendovi i cimiteri da erigersi fuori dell'abitato1165. Il numero de' giorni festivi fu ridotto; limitate le funzioni sacre e le processioni, vietate le novene, le ottave, i tridui; fissato il tempo di suonare le campane, e l'orario per tener aperte le chiese1166. Queste minuzie, bensì opportune, ma disdicenti alla maestà del sovrano, spiacquero al volgo più che le grandi riforme, sparsero di ridicolo i di lui regolamenti, e giustificarono il frizzo di Federico II, re di Prussia, che usava chiamarlo: mio fratello il sagrista.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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