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      Ché se quelli tra i miei lettori, non avvezzi a siffatte discussioni, a questa parte della mia narrazione si saranno annoiati, io confesso con verità che ben più di essi mi sono annoiato scrivendola.
      In quest'anno, per la morte della principessa Maria Teresa Cibo Malaspina, vedova del duca di Modena Francesco III e signora del ducato di Massa e Carrara, la di lei figlia Maria Beatrice, consorte del reale arciduca Ferdinando, le succedette in que' dominii. Nel mese di aprile venne l'imperatore in Italia, accompagnando a Firenze il suo secondogenito Ferdinando, nuovo gran duca di Toscana. Passò da Venezia, dove ritrovossi col re e colla regina di Napoli; nel ritorno dalla Toscana visitò Mantova, indi Cremona, Lodi, Pavia, e il 28 maggio entrò in Milano. Ammise primo all'udienza l'arcivescovo, quindi il ministro plenipotenziario, poi il comandante delle armi; in seguito tutti ad un tratto i consiglieri, e finalmente in corpo i ciambellani. La vita che menò in Milano era uniforme. Alla mattina visitava i pubblici stabilimenti, poscia ammetteva chiunque all'udienza. Nell'anticamera vi era tutta la cortesìa, e il primo venuto era il primo introdotto, col solo riguardo che le donne precedevano. La sera poche volte fu in teatro, e fu veduto a piedi girare per le strade della città colla sola compagnia di due arciduchi suoi figli, che seco avea condotti. Questo principe non amava di accostarsi né i magnati, né i militari, né i prelati, né alcuna persona che si desse per importante; e preferiva di ammettere alla familiarità persone che non avessero pretensione alcuna.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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