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      Il sommo pontefice rimandò questa questione al beato Ambrogio, il quale così parlò: La perfezione della vita non consiste nella castità, ma nella carità, secondo quel detto dell'apostolo: se io parlassi colle lingue degli uomini e degli angeli, ecc. Per questo la legge concede ai sacerdoti di condurre sposa per una sola volta una vergine, ma non accorda loro di reiterare il matrimonio. Se poi morta essendo la prima moglie, il sacerdote ne sposasse un'altra, perde il sacerdozio.
      166 Tutti questi, benedicendo il beato Ambrogio, concedette loro che di una sola moglie usare potessero, morta la quale, vedovi anch'essi rimanessero in eterno. La quale consuetudine durò per settecent'anni fino al tempo di Alessandro papa, cui la città di Milano aveva data la culla.
      167 Sant'Ambrogio ai sacerdoti della sua Chiesa.
      168 Tom. IV, p. 7.
      169 Landulph, Sen., lib. 3, cap. 4.
      170 Tom. IV, p. 14.
      171 In questo tempo medesimo un grandissimo orrore invase il clero ambrosiano... il di cui principio e la di cui serie, essendo la cosa tuttora presente agli occhi nostri, per quanto è in nostro potere, narriamo... Certo diacono adunque dei decumani, per nome Arialdo, molto delicatamente nutrito presso il vescovo Widone, e colmato di assai onori, mentre allo studio delle lettere attendeva, severissimo interprete diventò della legge divina, contra i soli cherici esercitando crudeli giudizi. Il quale, trovandosi fornito di scarsa autorità, siccome nato di basso lignaggio, si avvisò in prevenzione di associarsi Landolfo, come uomo più generoso, e a questo fatto idoneo, divenuto essendo seguace di un suo favorito.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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