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      2, cap. 27.
      475 Raynald, num. XL ad annum 1320
      476 Raynald, § X, ad an. 1320.
      477 Lib. IX, cap. 108.
      478 Flamma, Manipul, flor.
      479 Tom. X, p. 547.
      480 Tanto perché il giudizio e la punizione del reato di sacrilegio spettano al foro ecclesiastico, quanto ancora perché, nella vacanza dell'Imperio, come ancora al presente si riconosce vacante, a noi ed alla apostolica sede appartiene, il reprimere l'ardire di questi facinorosi che nell'Imperio si trovano, il togliere di mezzo l'oppressione, e l'amministrare la giustizia agli offesi ed agli oppressi.
      481 Il profano ed empio autore di grandi sceleratezze e di delitti, Matteo Visconti di Milano, rabbioso devastatore delle parti della Lombardia, ecc. Ughelli, Ital., Sacr., tom IV.
      482 Ughelli, col. 206.
      483 Fece portare il vessillo della Chiesa sopra il tetto della casa, e colà fu proclamato che qualunque uomo o donna seguitare volesse quel vessillo, affine di distruggere il detto Matteo e i di lui fautori, libero e mondo sarebbe tanto da colpa quanto da pena. Chronic. Astens., cap. 105.
      484 Pronunziando sentenza di scomunica, coi tesori della Chiesa aperti, e da qualunque parte arruolando soldati agli stipendi contra il predetto signor Matteo e i suoi seguaci e quelli della sua stirpe fino al quarto grado. Edizione in quarto. Milano, 1771, p. 29.
      485 All'anno 1322.
      486 Certamente consta che i censori della fede, nel condannare per titolo di eresia alcuni Ghibellini, indotti furono oltremodo dallo spirito di partito. Raynald. ad annum 1341.
      487 Trovato abbiamo essere iniquamente fatti i processi e le sentenze suddette, per certe ragioni legittime e giuste che in essi abbiamo ravvisate, e col consiglio dei fratelli nostri e coll'autorità apostolica, dichiariamo iniquamente fatti e nulli ed irriti gli stessi processi e i giudizi, fatti e pronunziati dai prefati arcivescovo, Pasio, Giordano, Onesto e Barnaba, e da ciascuno di essi intorno alle predette cose, in comunione o separatamente, contra i predetti Giovanni e Luchino (erano allora que' due figli di Matteo signori tranquilli di dodici città) e tutte le cose che sono seguite ìn forza di que' giudizi o per cagione di quelli.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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