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      Il quale podestà, sebbene di malavoglia, fece impiccare il detto Antoniolo nel palazzo di Bergamo, senza frapporre alcuna dilazione, se non finché confessato si fosse al sacerdote. Azario, p. 275.
      577 Annales Mediol., ad ann. 1366.
      578 Ibidem, ad ann. 1370.
      579 Ibidem, ad ann. 1381.
      580 Tom. XI, pp. 360 e 376. - Anche Matteo Villani nelle Istorie R. I., tom. XIV, p. 370, scrisse Come i Visconti feciono contro i prelati de Santa Chiesa. Avvenne in questi dì (cioè verso il maggio del 1357) che il papa mandò un valente prete in Lombardia a predicare la croce, guardandosi i maggiori prelati di non volere la grazia di quell'uffizio, e la croce si bandiva e si predicava, come è detto, contro al capitano di Forlì e al signore di Faenza; il valente sacerdote se ne andò a Milano, e, ivi favoreggiato dal vescovo di Parma, cominciò sollecitamente a fare l'ufficio che commesso gli era dalla Santa Chiesa. Come messer Bernabò ebbe notizia di questo servigio, senza vietarglielo o ammonirlo che questo fosse contro alla sua volontà, il fece pigliare, e ordinata per lui una graticola di ferro, tonda, a modo di una botte, con manichi da voltarla, dentro vi fece mettere il sacerdote, e accesovi sotto il fuoco come si fa a un arrosto e facendolo volgere, crudelmente il fece morire.
      581 L'Azario p. 310. - Annal. Mediol. R. I., tom. XVI, col 740. - Chron. Placent., R. I. tom. eod., col. 510, E. - Veggasi anche la Cronaca di Bologna.
      582 Tom. IV, p. 160.
      583 L'intenzione del signore è che dei capi traditori si incominci il castigo a poco a poco.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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