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      E contra, quibus mercatorum familiaritas et usus aderat, quorum minima pars fuit, Venetos, ut divinos quosdam homines, praeponendos dictitabant. Nihil in medium consulebatur; sed ut vulgo mos est, studia in contraria incerte scindebantur. Sic, confusis civium voluntatibus, plebs omnium ignorans, libertatis dumtaxat nomen sibi adsciverat, et nullo salubri consilio perducta, in optimum quemquam ferebatur, etc. - Rer. Italic. Script., tom. IX, column. 1040, cap. XXXV. Decemb. Vita Franc. Sfortiae.
     
      Intanto i Milanesi variamente nei loro avvisi ondeggiavano. Alcuni, gonfi per la vittoria, con grandissime lodi Francesco agli astri sollevavano; altri con parole soltanto la libertà proclamavano, ma qualunque peso e cura avevano sommamente a schifo. Eranvi di quelli ai quali la servitù migliore sembrava della libertà... Coloro poi che consueti erano a vivere famigliarmente col principe, nel di cui numero erano l'insigne uomo Pietro Pusterla ed altri, Francesco grandemente esaltavano, siccome figliuolo di Filippo, ed il solo che soccorso prestare potesse in mezzo al disordine delle cose pubbliche. All'incontro coloro che famigliare consuetudine ed uso avevano coi mercadanti, i quali formavano la minima parte, andavano dicendo che i Veneti, come uomini in qualche modo divini, preferire dovevansi. Non si trattavano gli affari in adunato consiglio, ma come è costume del volgo, incerti i cittadini dividevansi in partiti gli uni agli altri contrari. Per tal modo, confuse essendo le volontà dei cittadini, la plebe, che tutto ignorava, il nome solo della libertà adottato aveva, e non guidata da alcun salutare consiglio, portavasi contro qualunque ottimo, ecc.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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