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      Nam post Status recuperationem singulis annis renovato ab hostibus nostris bello, et quidem semper graviori atque acerbiori, perturbati adeo et vexati sumus, ut de nostra ac subditorum salute saepe numero fuerit pene desperatum; et ne ullum nobis respirandi tempus reliqueretur, accessit pestis post hominum memoriam saevissima etc. Passa indi a dire che, dovendo egli sborsare all'imperatore Carlo V la tassa per l'investitura del ducato, quindi impone che ogni feudatario o possidente fondi donati dal sovrano paghi il frutto di sei mesi del suo feudo o podere (MS. Belgioioso, Miscellanea, vol. I, num. 4). Dalla carta poi num. 6 dello stesso codice vedesi che impose anche un testone, ossia uno zecchino per focolare, et le subventione quale intendemo ne facciano tutte le persone ecclesiastiche del dominio nostro, eccettuati li reverendissimi cardinali.
     
      (Francesco II Sforza Visconti, duca di Milano, ec. Poiché per divina clemenza e per l'aiuto del sacratissimo Carlo Cesare fummo ristabiliti nell'avito e paterno milanese dominio, tanto ci afflisse da tutte le parti la calamità dei tempi e l'impeto delle guerre, che difficilmente finora possiamo giudicare, se maggiore felicità conseguita abbiamo nell'acquistare lo Stato, o maggiore miseria dopo l'acquisto ottenuto. Perciocché, dopo di aver recuperato lo Stato, rinnovata essendo ogni anno dai nemici nostri la guerra, e sempre ancora più grave e più acerba, per tal modo fummo turbati e molestati, che più volte si perdette quasi la speranza della salute nostra e di quella dei sudditi; ed affinché alcun momento di respiro non ci fosse conceduto, si aggiunse una peste la più crudele che mai a memoria di uomini si provasse, ec.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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