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      O giustissimi sdegni e trionfali vendette della zelante fortuna! Tempo fu che, ritardato il valor della doglia, assai più attese la fortuna dello Impero a medicar le ferite de' suoi con la prudenza, che a ferire i rubelli con la spada: a guisa di perita nocchiera, che non potendo correre un vento intiero, corre una quarta. Ma ora al prospero soffio dell'austro gonfia tutta la vela, scorrendo liberamente, non pure il Reno e 'l Danubio e l'Albi, ma il gelato mare di Dania; anzi ne' monti ongarici et boemi per un mar di sangue rubello felicemente veleggia (p. 12). Egli, lodando il conte d'Olivares, dice che trasse il nome dagli olivi, perché ne' consigli di guerra et di pace dell'una et dell'altra Pallade merta l'oliva. Finalmente del nato bambino ci narra ch'è figlio delle Grazie, candidato dei paterni regni, gemma incomparabile della maggior corona del mondo, fondamento delle speranze, speranza et voto dei popoli, humano angioletto et mortal Dio. Il panegirico è pieno di passi d'Orazio, di testi di Platone di allusioni alle favole, di esagerazioni e adulazioni, e, sebbene recitato in San Celso, non vi è tratto veruno né del candore evangelico, né perfino di religione.
      1068 In una patente del tribunale di Sanità, sottoscritta dal presidente Giovanni Sfondrati e dal cancelliere Giacomo Antonio Tagliabò, del 20 maggio 1632, che conservavasi presso de' padri Cappuccini di quel convento, si legge che il padre Felice Casato, guardiano, comandò nel Lazzaretto per commissione del tribunale di Sanità, e cominciò alli 30 marzo con carico di reggente e governatore di detto Lazzaretto, con ampla autorità concessagli da questo tribunale di comandare, ordinare, provvedere e fare tutto quello che dalla singolare sua prudenza fosse stimato necessario;... havendo avuto sotto il suo governo et comando tal'hora più di sedicimila anime, et governato nel detto spatio di tempo centomila persone e più ec.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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