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      E quando non avrà incombenze pressanti, allora prenderà quel respiro che le circostanze permetteranno, ma che qualunque sia, gli sarà tanto più dolce qualora sia certo d'aver fatto il suo dovere. Chi non avrà premura per il servizio della patria e de' suoi concittadini, chi non ne procurerà il bene con particolar zelo, questi non è fatto per gl'impieghi pubblici, e non è degno di portare que' titoli onorifici, né di percepire assegnamenti.
      4° L'interesse proprio è la rovina degli affari ed il delitto più imperdonabile in chi serve lo Stato. Oltre all'avidità del denaro, vi sono anche degli altri riflessi che inducono gl'impiegati a tacere o palliare la verità, a negligentare i proprii doveri, a procrastinare gli affari e ritardare il vero bene. Chiunque è reo di tale delitto, è un soggetto pericoloso nel servizio dello Stato; siccome lo è pure quegli che vede il disordine e non lo palesa, e va col reo di concerto per motivi d'interesse e di connivenza. Un presidente che tollera tali mancamenti in un subalterno, è un perfido che non merita alcun riguardo o misericordia; un subalterno che non denunzia un suo superiore mancante in officio, tradisce il sovrano e la patria.
      5° Chi serve allo Stato non deve occuparsi in oggetti estranei alla sua carica, in affari personali, in divertimenti che lo distolgano dal suo officio principale: quindi non deve puntigliarsi in contese d'autorità, in etichette di cerimoniali o preminenza di rango. Chi opera meglio per ottenere il fine primario, chi è il più zelante, chi sa conservare il miglior ordine tra i suoi subalterni, quegli è il più distinto ed il più rispettabile.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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