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      Et a qualunque passa a piè o a cavallo fanno pagare un dazio e di questo emolumento pagano dette guardie. Passai quel luogo e, pure in su l'Adice, al Borghetto mi fermai, dove trovai uno oste tedesco molto piacevole. E per essere il caldo grande et il luogo fresco, vi stetti molte ore a piacere. Era venerdì, e però l'oste providde di più sorte pesci dell'Adice.
      Era nell'osteria un vecchio veniziano che avea aria di buon compagno et entrando meco in ragionamento mi disse:
      Perché tu mi pari uomo da bene ti voglio dire, benché non me ne domandi, forse per più cortesia, la causa perché sto qui. Io mi chiamo [19r] Pietro e sono antico popolano di Venezia, e l'arte mia era esser libraro e, come tu vedi, sono assai bene oltre con li anni. Pure non è molto tempo che io tolsi una bella fanciulla bergamasca per donna, nominata Smeralda, la quale non era conveniente all'età mia, ma mi piaceva, et il padre me la dava volentieri, e mi volli contentare. E parvemi, da principio, l'avere questa fanciulla la più dolce cosa del mondo e del continuo con essa mi trastullavo, e lei mai si spiccava da me. Ma io, sendo vecchio, non potetti reggere molto a tal vita e cominciai a diradare, onde lei pensò con altri trarsi piacere.
      In botega mia, come accade a un libraro, usavano del continuo assai giovani, e gentiluomini et altri; et in quel medesimo luogo dove facevo la botega era l'abitazione mia ordinaria. Et intra li altri vi praticava molto spesso uno giovane gentiluomo bello, galante e ricco, chiamato Achille Trevisano.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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