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      Il quale, tornato in casa, né ritrovando la MagdalenaGaspar, e riscontrando col ragazzo e seco medesimo quello aveva visto, stimò quello era suto: che lei con messer Arrigo fussi fuggita e subito nella mia osteria corse. Io, vedendolo venire con tanto impeto, per una porta di rietro mi fuggi'. Lui allora quasi tutte le miglior cose dell'osteria rubò e poi vi messe fuoco; ma da' vicini fu fatto tanto concorso a spegnerlo che poco ne potette ardere, ma tutta affummò come vedi. Et a ogni parola diceva che sopra me si voleva vendicare, [23v] che allo inganno avevo tenuto mano. Et era vero che io della pratica m'ero accorto. Ma, pagandomi messer Arrigo bene, tacevo, né ero tenuto a fare altrimenti. In effetto la roba mia e parte della casa andò male. E messer Giorgio, avendo licenziato la compagnia, con quattro servitori si misse a seguire la Magdalena. Quello che tra loro sia successo non ho poi inteso, perché non è ancora otto giorni che messer Giorgio partì".
      L'oste mi disse questa novella, et io la credetti, perché con la esperienzia conobbi nell'osteria non esser cosa alcuna: mangiai male e dormì' peggio e, non che letto, non vi trovai una tavola da distendermi, ma, essendo gran caldo, passai la notte il meglio potetti.
     
      E seguendo la mattina il cammino, giunsi a tre ore a Trento, la quale è piccola città posta in sull'Adice, ma molto abundante perché, ancora che sia tra monti, ha tra essi qualche miglio di piano che produce assai grano e vino; e nelli monti sta il bestiame.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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