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      Signore della città, et in temporale e spirituale, è il Vescovo; e lui piglia l'entrate delle gabelle e d'ogni altra cosa. Lo Imperatore, come duca d'Austria e conte di Tirolo, vi mette un capitano, el quale tiene le chiavi delle porte e fa eleggere al capitolo de' canonici il vescovo, come pare a lui, perché sempre lo vuole confidente, perché il luogo è di grande importanzia in sul confine d'Italia et Alamagna, benché sia posto in Italia: [24r] perché il fiume del Lavis, di là da Trento cinque miglia, divide l'Italia d'Alamagna, secondo dicono quelli del paese. La città non è forte né di mura né di sito, et è circumdata da monti alti, de' quali chi fussi signore presto diventerebbe patrone della città.
      Arrivai, come ho detto, a Trento a buona ora e tutto il giorno mi fermai: e però fermerò ancora un poco la penna ponendo fine al primo libro.
     
     
      LIBRO SECONDO
     
      Avevo al primo libro di questo mio cammino posto fine e lasciatolo a una nostra villa, detta Cepperello, dove trovandomi l'avevo scritto. Arrivò quivi a caso insieme con Pagolo, mio fratello, uno che, a suo iudicio proprio, è letterato; e gli vennono alle mani questi miei scritti. E stato qualche giorno tra quivi e Siena, se ne tornò in Firenze. E trovandomi disse che stava ammirato che io perdessi il tempo a scrivere cose frivole, novelle e favole, e che lui l'aveva lette e si pentiva aver perso quel tempo, né dannava il modo dello scrivere, ma la materia. Io li risposi poco, perché era uomo di sua oppenione e da non volere cedere alle ragione.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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