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      Che diremo de' iureconsulti di tanti comenti, consigli, parafi, allegazione, cose tutte contra il decreto di Iustiniano che fece mettere le legge insieme e proibì non si potessino comentare? Sono dipoi li oratori e' quali [25r] con il lenocinio della lingua e' miseri popoli, la ignorante plebe seducano, faccendo, con il loro ornato parlare, il falso apparere vero et il vero falso.
      E' poeti, che secondo Orazio e giovano e dilettono, che scrivono altro che finzioni e favole? E pure sono in tanta essistimazione. Sonci dipoi certi scrittori che si possono chiamare di titolo ambiguo come Plinio, Aulo Gellio, Macrobio, Apuleio e, de' nuovi, il Poliziano, il Pontano, il Crinito, e' quali, chi leggerà, troverrà pieni di dottrina, ma con essa ammiste molte cose debole e false e basse. Nondimeno sono letti volentieri et approvati.
      Sono in ultimo gli storici, e' quali certamente sono da lodare perché danno notizia del passato, acciò che li uomini possino vedere per quelli essempli come s'hanno a reggere e governare. Ma quante cose false, quante per blandire et adulare li uomini grandi sono scritte! E di questo possiamo fare coniettura perché vediamo quelli che hanno scritto istoria ne' nostri tempi quanto dalla passione, negligenzia et adulazione sieno stati tratti fuori del retto tramite. E però possiamo credere che il simile facessino li antiqui perché erono uomini.
      Vedendo, adunque, in ogni qualità di scrivere li uomini esser ripresi, e pure seguire quello hanno ordinato né temere le vane voce, farò ancora io il medesimo.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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