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      E se alcuno dicessi [25v] che con queste novelle d'amore si dà malo essemplo e s'insegna a chi non sa, risponderei che, se questa ragione tenessi, sarebbe da fuggire il leggere come un venenoso serpe, perché sono pochissimi libri d'onde non si possino trarre mali essempli. La Bibbia non è ella tutta piena di storie lascive? Nel Libro de' Re non vi sono innamoramenti, fornicazione, adulterii, fraude, rapine, occisioni? Nondimeno si mette in mano insino alle tenere fanciulle. Le cose mal fatte non lodo nelli miei scritti, ma le danno; e con essi li uomini si potranno guardare di non incorrere ne' medesimi lacci, che sono incorsi quelli di chi scrivo. E però, sanza più lunga escusazione, seguirò il mio cammino.
     
      Havevo lasciato come a dì 4 di luglio arrivai a Trento in sabato; e vi stetti tutto il giorno. E come accadeva in quelli tempi che si diceva che lo Imperatore voleva passare in Italia, li uomini erono molto curiosi investigatori chi passassi in Alamagna. Per questo vennono a me il giorno molti lombardi, che erono in Trento, per sapere chi fussi o dove andassi. Tra li altri vi venne un prete fiorentino, chiamato prete Tommasso, il quale per altri tempi avevo conosciuto. E li feci grata accoglienza e più d'una ora stetti con lui a ragionare di varie cose. Quando fu partito, che era tardi, l'oste, che m'aveva veduto parlare a lungo e solo con lui, mi domandò se io conoscevo ben questo prete. Io li risposi averlo già visto in Firenze e che m'aveva detto essere [26r] allora in Trento per certe sue faccende di benefici.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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