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      Io, avendo avuto e l'altra notte e questa piena di romori, avevo poco dormito; e dormì' la mattina più che il solito perché, avendo a cavalcare per luoghi freddi, non importava il cavalcare tutto il giorno. Posà'mi a desinare a un castellato detto Cozer allato a un fiume. Volevo a punto cominciare a mangiare, quando per il castello si levò gran romore e ciascuno fuggiva. Stetti un pezzo avanti potessi sapere che fussi; pure poi intesi che fuggivano perché il fiume cresceva rispetto alla neve che si struggeva, e che era necessario ritirarsi ne' luoghi alti per non annegare. E già e' miei cavalli erono con l'acqua al corpo nella stalla; fecili cavare, e con gran fatica in su un monte vicino mi ridussi. E bisognò passare il fiume in su tavole messe allora quivi per fuggire tal pericolo. Stetti la mattina sanza mangiare e, per via strana e non usata, con gran circuito di miglia, la sera arrivai a Landec dove il fiume ha il ponte, et è luogo alto da non temer l'acqua.
     
      Nella medesima osteria dove ero io, alloggiorono la sera quattro fanti tedeschi che dicevono [32r] venire d'Italia. E tra essi era uno che aveva molto bene la lingua italica e diceva essere stato più anni col duca Valentino per staffiere; e lodavalo in molte cose come dell'essere non che liberale, ma prodigo, ardito ne' pericoli, bel parlatore; ma diceva che era gran mancatone di fede, e che non aveva uomo appresso di sé che lui amassi. E soggiunse:
      Io ti voglio narrare quello intesi, non è molto, da uno spagnuolo suto trinciante del cardinale Borgia.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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