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      Era in Constanzia molti italiani imbasciadori et altri: per il Papa il signore Gostantino Greco, per li Veniziani messer Vincenzio Quirino, per il duca di Ferrara messer Antonio Constabili, pe' Sanesi Domenico Placidi, e molti usciti lombardi e genovesi. E tutti quasi si trovavono la mattina nella chiesa maggiore e dicevano quello sapevano di nuovo. Ma delle cose ordinavono e' tedeschi poco s'intendeva, perché loro fanno professione d'essere molto secreti. Eronvi ancora certi mandati dal re di Spagna e certi essuli castigliani.
      Io volentieri m'internavo a parlare con messer Fizio, ricercandolo de' costumi di Frigia, e del parlar suo pigliavo gran piacere. E, per esser ragunato gran quantità d'uomini in quella città, vi accadeva tutto giorno casi diversi, come ne acascò uno presso alla nostra abitazione.
      Alloggiava a canto a noi uno abate di Vestfalia, el quale era venuto imbasciadore dell'ordine suo perché, possedendo certi castelli, ancora quello ordine era tenuto a sovvenire l'Imperatore ne' suoi bisogni. Questo abate era bene accompagnato, e fingeva semplicità e bontà con raro parlare, con udire messe, dire suoi offici, leggere, con dimonstrare di digiunare. Il padrone dell'alloggiamento nostro aveva, drieto a quello, [37r] una stanzetta dove entrava per il medesimo uscio che nella propria abitazione, nella quale teneva due sorelle che facevano piacere a chi le pagava. L'abate, avendo visto dalla finestra della camera la più giovane, che avea nome Magdalena, e sendoli piaciuta, per uno suo fidato li mandò imbasciata.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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