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      E si afferma per li abitanti che ciascuno anno entrano in quel castello diecimila fiorini di Reno di vini, che si vendono fuori del paese. Quivi giunto, alloggiai in casa uno orafo, chiamato Bartolo, uomo, a mio iudicio, di buoni costumi, come mi parve ancora fussino li altri di quello castello, perché osservano molto la iustizia. E viddi questo che mi parve cosa mirabile : uno essere preso per la vita e stare, la notte et il dì, in sulla piazza sanza guardia alcuna, solamente colli piedi ne' ceppi, né essere uomo che ardissi di toccarlo.
      In quel luogo non avevo che fare e però me n'andavo a sollazzo fuori della terra, vedendo il paese, e poi me ne tornavo allo alloggiamento a parlare con Bartolo, el quale mi referiva le guerre che erono seguite in Alamagna a suo tempo. Ma le diceva senza ordine e con poca verità, come fanno ancora qui li nostri artefici. Pure, perché era suto in persona alla guerra che aveva fatta Massimiliano al Conte Palatino, narrava questa con più verisimili che l'altre. [40v] Filippo, conte palatino, ebbe per donna una figlia del duca Giorgio di Baviera. E, per essere il Conte ancor lui della casa di Baviera e per non avere detto Duca figli maschi, il Conte stimava l'eredità appartenessi a lui. Da altra parte il duca Alberto, che era nipote del duca Giorgio di fratello, credeva che a esso di ragione s'aspettassi. Morí il duca Giorgio et il Conte occupò tutto il suo tesoro, che fu grandissimo, et oltre a questo parte dello stato. Alberto, avendo per donna la sorella dell'Imperatore, li domandò soccorso parendoli essere oppressato iniustamente.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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