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      Lo Imperatore, avuto consiglio da più principi Alamanni, fece più volte intendere al Conte che desistessi di molestare Alberto e che fussi contento che quello che era tra loro in diferenzia fussi iudicato di ragione. Il Conte, sendo caldo di danari e sostenuto dall'amicizia del re di Francia e de' Svizzeri, poco conto teneva delle parole dell'Imperatore in modo bisognò venire all'arme. E la Lega di Svevia tutta s'unì con Massimiliano e qualche altro principe a destruzione del Conte, perché pareva loro crescessi troppo.
      La guerra si cominciò et andò in lunga perché, come il Conte fu molestato, fece muovere e' Svizzeri [41r] in modo che l'Imperatore fu constretto a voltarsi contro a' Svizzeri e lasciare lui. Così la cosa stette qualche anno ché quando si perdeva e quando si guadagnava, ma non si veniva al fine. Lo Imperatore, avvedutosi di questi modi del Conte e sappiendo il favore che lui aveva di Francia, deliberò accordare con quel Re e por fine a molte inimicizie avevono l'uno con l'altro. E, trattandosi questa pratica, se ne venne alla conclusione e nel 1502 si fermò lo accordo a Aganon dove fu presente il cardinale di Roano pel re di Francia. E tra li altri capitoli fu questo: che il Re non potessi in modo alcuno dare favore al Conte Palatino e, più, fussi tenuto operare che Svizzeri non l'aiutassino.
      Fermo lo accordo, subito lo Imperatore ragunò in Augusta buono essercito a piè et a cavallo. Il Conte, inteso lo accordo, non cadde d'animo e, non potendo avere Svizzeri, condusse cinque mila fanti boemi, e messe insieme millecinquecento cavalli, e con questo essercito si fermò presso a un suo castello chiamato Brette.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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