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      Né poterono andare si presto a il luogo destinato, che la notte non gli giugnessi. E per la oscurità d'essa non potendo vedere né fuggire e' grandi pezzi di diaccio che giù pel fiume con rapido corso venivano, fu un tratto da un gran pezzo di quello la barca investita, di sorte che andò sottosopra e tutti quelli v'erono su nel fiume cascorono. Il Generale, apiccatosi alle redini d'un suo buon cavallo, a un pezzo di diaccio che nel fiume [44r] era ancora fermo, si ridusse; e sei altri delli suoi, notando, quivi approdorono molli e paurosi, e del continuo aspettavono la morte. Il freddo era grande, la notte tenebrosa; non avevono da mangiare et in fine non vedevono modo alcuno di poter campare. E così stettono tutta la notte et il dì sequente e poi l'altra notte. L'altro giorno a ora di nona passò una barca la quale, chiamata da loro, gli levò e gli condusse salvi in terra. E mentre stettono in sul diaccio non mangiorono altro che un tordo el quale, stracco, tra loro si posò; e loro così crudo sel divisono e mangiarono.
     
      Stetti a Iberling tutto agosto e poi insino alli 6 di settembre nel qual giorno mi parti' per ire a Ulmo. E si accompagnò meco uno messer Matteo Davis, el quale era appresso lo Imperatore per il signore di Camerino, uomo pratico e molto piacevole. E la prima mattina ci fermammo a desinare a un borgo di case detto Mituac. E, mentre s'ordinava la vivanda, capitò nell'osteria il prete della villa e cominciò a parlare con esso noi una certa gramatica grossa e domandare di molte cose di Italia.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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