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      Lo Imperatore vi ha un bellissimo palazzo e la state vi sta assai perché, essendo tra monti, vi si sente poco caldo. Passa a lato al castello un fiume grosso, che porta navili da condurre vettovaglie, e si domanda il fiume Is et ha un ponte di legname, donde è nominato Ispruc, che in nostra lingua vuol dire ponte a Is. Trovai in quello castello tanto concorso d'italiani e massime lombardi, che a me pareva essere in una delle buone terre d'Italia. Eravi il cardinale di Santa Croce, mandato da papa Iulio legato per confortare lo Imperatore a fare la impresa contro a' Veniziani, acciò che loro, impauriti, restituissino le terre tenevono della Chiesa. Et era tanta la paura in Italia della venuta dello Imperatore, che non era rimasto a rietro alcuno, benché minimo principe, che non avessi mandato uomini da Sua Maestà. E' Sanesi, ancora vi avessino Domenico Placidi, di nuovo vi mandorono messer Antonio da Venafro, iurisconsulto eccellente e nelle cose delli stati molto esperto e di lingua tanto atto a persuadere, che pochi credo ne abbi pari.
      Io alloggiai in una stanzetta nel borgo di qua verso Italia, vicina a quella aveva messer Antonio. E perché esso era [52r] uomo affabile e faceto, presi grandissima familiarità seco; e perché non eravammo occupati in molte faccende, passavammo il tempo con dare a intendere qualcosa estravagante a un suo cancelliere molto semplice, o col farli qualche piacevole giarda.
      Chiamavasi costui Deifrido da Piombino, et avea qualche lettera, ma se li sarebbe dato a intendere ogni gran cosa.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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