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      La quale, parendoli che la fortuna l'aiutassi, cominciò con destro modo a lodare Vulgan alla Ferretta e dirli che s'era bene [55v] avvista che Nicodemo aveva qualche pratica d'altre donne, e che si maravigliava che, avendo occasione di godere sì bel giovane, non la pigliassi; e che, se ella fussi amata da lui, non indugerebbe troppo a contentarlo. E tanto infiammò con queste et altre parole l'animo della Ferretta, che lei si dispose a far piacere a Vulgan, ma rimase che l'Angiola pensassi al modo. La quale andò subito a trovare il giovane, che molto bene parlava italiano, e compose seco che la sera, a notte, venissi e che lo metterebbe in camera sua a dormire colla Ferretta.
      Nicodemo, sendo del mese d'ottobre, usava ogni sera aver cenato a una ora di notte, et a dua andare a riposare, e lasciava la Ferretta insieme con l'Angiola che rassettassino e' panni e li ordinassino per la mattina sequente. E come lui fu ito a dormire, ne venne Vulgan et insieme colla Ferretta n'andò nel letto dell'Angiola. E, sendo domandata dalla Ferretta dove essa dormirebbe, disse si starebbe nella stufa e, quando li paressi tempo, gli chiamerebbe acciò che Nicodemo non pigliassi sospetto. Né stette molto che in camera di Nicodemo al buio se n'entrò e con lui si messe nel letto. E cominciolli a fare tante carezze che Nicodemo si maravigliò perché la Ferretta sua non era usa a far così: pure fece il debito suo, e più d'una volta.
      L'Agnola, per aver causa di levarsi quando gli pareva tempo, quando entrò in camera [56r] legò all'uscio una corda e la portò al letto perché, tirandola, facessi romore.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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