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      Il sarto monstrò accettarci lietamente, ma replicò che lo spirito era verissimo e lo affermò con tanti giuramenti, che gli cominciammo a credere. Ma, non potendo partirci, pensammo vedere la notte questa festa e, sendo dieci in compagnia, ci riducemmo tutti la notte a stare nella stufa e quivi facemmo portare e' letti. Aveva seco messer Antonio uno che di sopra nominai Salimbene il quale, sendo soldato, volle fare la notte il bravo e promisse di volere vedere che spirito fussi questo. Cenammo molto bene poi serrammo molto bene l'uscio della stufa e ci mettemmo a dormire. Salimbene tenne appresso di sé un torchio et un lume coperto, da poterlo accendere.
      Era già circa a mezzanotte, quando sentimmo aprire per forza l'uscio della stufa; et al romore tutti ci destammo e, stando in orecchi, sentimmo per essa strascinare a modo di catene che facevono romore grandissimo. Salimbene, subito, salta fuori del letto et accende il torchio e niente vedeva. Pure il romore del continuo cresceva e però lui si dispose seguitare [66v] questo romore e chiamò Ulivieri, mio servitore, che ancor lui si faceva di buone gambe, e lo menò seco. Et andavano a punto dove udivono il romore, il quale durò nella stufa più d'una ora continuo, poi se n'uscì; e Salimbene et Ulivieri drieto, e quasi per tutta la casa s'aggirorono seguendo queste catene. Quando fu presso a dì, il romore se n'andò verso le scale e scese da basso nella volta. Et allora loro referirono avere visto uno uomo grande, tutto vestito a nero lungo, che gli faceva tremare, con una barba lunga folta e nera, che copriva la qualità del viso; et a un tratto in un canto della volta essere sparito, e prima aver detto certe parole in tedesco, le quali loro, per non sapere la lingua, non avevono intese.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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