Pagina (118/412)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma qui non se ne sa nulla, e però io pensavo, quando ti paressi, d'andare insino in Augusta, per venti o trenta paia di simil carte. E bisogna che io vadi e non mandi, perché colui che le fa teme tanto, che non le darebbe a altri che a me. E, quando sarò tornato con esse, tu mi potrai far forte di danari, et io giucherò per te, che a me ogni piccola parte basterà. E seguiteremo la corte, vivendo grassamente alle spese d'altri, et avanzeremo ancor tanto da potere sguazzare in Italia".
      A Franceschino, che era un fine tristo, non potette più piacere il partito e, perché potessi andare più presto, volle che menassi un suo buon cavallo. E così Polo, con il legato de' fiorini, la mattina sequente a cavallo si partì e, come fu fuori della terra, prese il cammino verso Italia.
      Da Meming a Augusta sono dua giornate e però Franceschino, insino in cinque dì, non stette ammirato perché pensava che dua ne mettessi a andare, dua a tornare et uno a star là. Ma come passò il sesto, cominciò a stare in fantasia e, per passarla, si pose [70r] a giucare con uno che ne intendeva più di lui. Et avendo perduto quanti danari si trovava acanto, mandò alla stanza sua per la bolgetta e, come fu venuta, ne trasse il legato e con uno coltello l'aperse e subito s'avidde che, in cambio de' fiorini di Reno, v'erano suti messi quarteruoli: e tardi conobbe che Polo l'aveva ingannato e, disperato, a piè si misse a volerlo cercare. Et intesi che, per la fatica e dolore, presto s'ammalò et in pochi giorni a una osterietta si morì.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





Augusta Italia Franceschino Polo Italia Meming Augusta Franceschino Reno Polo