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      Io conosco che siete male alloggiati, ma non voglio ne pigliate ammirazione. Questa soleva essere una delle belle ville di questo paese e, tra l'altre cose, c'era una chiesa bella e ricca che aveva d'entrata più che fiorini seicento di Reno. Occorse che, morendo un prete vecchio che aveva governato questo beneficio anni quaranta molto bene, il vescovo, contro a nostra volontà, elesse per piovano un suo figliuolo molto giovane, et era dissoluto e disonesto, sanza lettere, sanza costumi, sanza cerimonie. E bisognò stessimo pazienti. Prese la possessione e subito cominciò a mettere in essecuzione e' suoi vizi: non diceva ancora messa, né ci teneva chi la dicessi, vespri o altri divini ufici non mai; confessione, se l'udiva, le ridiceva; rubava tutti noi popolani; voleva manomettere le donne e, se parenti non volevono, a chi dava et a chi prometteva.
      Noi più volte ci querelammo di lui al vescovo, ma niente giovava, [71v] in modo che venimmo in tanta desperazione che, popularmente, pigliammo l'arme e l'andammo a trovare. Lui, sentendo il furore, si rinchiuse in chiesa con quattro servitori, ma niente li giovò che mettemmo il fuoco nella porta et, entrati drento, il tristo prete miseramente uccidemmo; e la chiesa in gran parte per il fuoco si guastò.
      II vescovo, inteso il caso, procedé contro a noi come sacrilego profanatori de' sacri templi et interfettori de' sacerdoti; e, sendo signore di questa villa in temporale e spirituale, ci venne con armata mano. Il che noi intendendo né pensando potere resistere, tutti ci fuggimmo e ne portammo quello potemmo; onde lui, giunto qua, né ci trovando uomini, rivolse l'ira sua verso le case, le quali tutte arse e li uomini messe in bando.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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