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      Sento Paulina ciarlare secondo il solito. Non voglio perdere le parole in salute):
      È tornata Constanzia ?
      .
      Paulina: Sì, col male che Dio li dia e la mala Pasqua! Che si sarebbe fatto per me esser prima morta che la partorissi, che è il vituperio di casa nostra e per suo [82r] amore non mi pare potere alzare li occhi. Io non li ho parlato e, se non avessi riguardo al vicinato, non li arei aperto, ma l'arei lasciata morir di fame col suo Pietro. Ma se lei stessi cento anni dove io, non sono per parlarli.
      Ferrando: Ah! Paulina, sangue dolce! non se' tu stata mai innamorata?
      Paulina: Sono, ma con discrezione, né ho fatto le pazzie che fa lei.
      Ferrando: Deh, lasciamo da canto tante querele, andiamo da essa!
      Paulina: Ferrando mio, ogni altra cosa se' per ottenere da me che questa.
      Ferrando: Et io non voglio altro e bisogna che venga meco... Ben tornata madonna Constanzia!
      Constanzia: El mal venuto sia Ferrando!
      Ferrando: Oh, perché questo? Che iniuria ha' tu ricevuta da me?
      Constanzia: Attendi alli fatti tuoi e di me non t'impacciare.
      Ferrando: Se io lo potessi fare non bisognerebbe me lo dicessi, ma voglio essere amico tuo, o vogli o no.
      Constanzia: Sta' discosto!
      Ferrando: Dilli qualcosa, Paulina.
      Paulina: Che vuoi che io li dica che crede quello a me che a quel muro?
      Constanzia: Io t'ho creduto tanto che mal per me, che a tua causa mi truovo povera e puttana e tu, poi che hai gittata la roba di nostro padre, m'hai condotto in questo termine.
      Paulina: Condotta ti se' da te, che da me non avesti mai che buoni essempli.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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