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      Ferrando: Non romori, attendiamo a fare buona cera! Alonso mio ha portato, perché siamo di quaresima, due lacce et altri buoni pesci et un vino corso dolce, che mai assaggiai il migliore; et a tavola farem la pace. Però va', Paulina, et ordina [82v] il pranzo!
      Paulina: Non so dove mi voglia andare, tanta ira m'è venuta!
      Constanzia: Et io non so dove mi voglia stare, tanto sdegno ho contro a te a ragione!
      Ferrando: Magnamo prima e poi farem la pace. Et io mi offero esser iudice tra voi.
      Constanzia: Sento la porta esser battuta molto forte et esser dimandata. Ferrando, andiamo da basso.
     
     
     
      DIEGO solo.
     
      Sono lasso per andare tanto cercando Ferrando. Avanti un pezzo che io partissi di Sibilia ebbi lettere da lui per le quali mi significava esser secretario del cardinale di Pavia: è vero che sono più di tre anni.
      Come arrivai a Civitavecchia, domandai di questo cardinale e mi fu detto era stato morto e che la famiglia sua era tutta dispersa. Fui malcontento ma, sendo sì presso a Roma, diterminai condurmi qui et investigare se ne potevo intendere cosa alcuna. E, perché sapevo che lui si dilettava assai delle femmine, come giunsi, cominciai a andare a casa le più celebrate ci fussino.
      Fui a casa l'Albina, a casa l'Angioletta veniziana, a casa la Gumberta, a casa la Zazerona fiorentina, a casa molte altre e tutte non lo conoscevono, in modo ero quasi disperato dal trovarlo. Ma passando iersera da Torre di Nona, viddi in su una porta una femmina grassa che mi disse si chiamava la Nannina.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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