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      E la mattina che doveva la sera coniungersi con Andrea, a buon'ora, vestita a uso di servente, uscì d'Ispruc e, monstrando d'andare a certa chiesa per divozione, si fermò pel cammino avanti uno uscio d'una casetta dove stavano dua giovani leprosi. Mentre [90v] era quivi, passò un messo della corte che andava portando richieste pel paese, come è il costume, e gli parve conoscere la Lisabetta e si maravigliò fussi in quello abito, sola a quella ora; pure non disse niente.
      Uno dei giovani leprosi uscì in su la porta e lei gli domandò un bicchiere d'acqua. Lui rispose che, sendo infetto, non gli darebbe acqua perché non voleva essere causa di nuocere a lei. La Lisabetta gli rispose che non solo be'rebbe col suo bicchiere, ma ancora farebbe altro, quando lui volessi. Onde il leproso, sentendosi incitare et essendo giovine e per quel male fatto più libidinoso che prima, accettò lo invito e, tiratola in casa, usò più volte seco et il medesimo fece poi il compagno. E lei, quando li parve tempo, si partì da loro et a casa sua se ne tornò, aspettando con grande desiderio la venuta d'Andrea.
      Il quale, secondo la promessa, venne al tempo ordinato e con la innamorata si congiunse e ne trasse la infezione della lepra e, quando gli parve tempo, non sanza lacrime, si partì. La Lisabetta, subito che lui fu partito avendo ordinato un bagno, molto bene si lavò e con esso [91r] rimosse da sé la infezione. Andrea la notte giacette con la moglie e, seguitando nel coniungnersi con essa, l'uno e l'altro intra spazio d'un mese diventorono leprosi.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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