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      E però era quasi di necessità che una parte di quelli uomini, che si avea a trovare nel Consiglio a vincere i danari, si trovasse ancora a deliberare dello accordo.
      Passa il Viceré con l'essercito Bologna, viene con lui legato il cardinale de' Medici, vengono fanti comandati e pagati del Bolognese, vengono artiglierie: et allora li uomini in Firenze cominciorono a credere et a temere. Ragunasi il Consiglio, vinconsi i danari; i Dieci soldano e comandano fanti; creonsi oratori per mandare al Viceré. Ma avanti che queste cose fussino in fatto, l'inimici erano intorno a Prato, dove erano dentro quattromila fanti, tra pagati e comandati. Né l'inimici ne aveano più che otto e non aveano piu che due pezzi d'artiglieria da battere mura, nondimeno, in mezzo giorno, feciono una piccola apertura per la quale i fanti spagnuoli, atti molto a salire, entrorono dentro e tutto lo messono a sacco. E feciono prigioni i soldati e li abitatori, e non solo li uomini, ma le donne e li piccoli fanciulli, e vi amazzorono circa cinquecento, benché la fama andasse di numero molto maggiore.
      Come questa nuova si intese in Firenze, non vi fu uomo sì animoso che non invilisse e si perdesse. E le parole di messer Baldassarre Carducci il quale, insieme con Niccolò del Nero, come ambasciadore della Città avea parlato al Viceré dopo la presa di Prato, accrebbono assai il terrore. Perché egli, tornato la sera medesima, volendo riferire quello avea essequito avanti i Signori e molti cittadini che erano in Palazzo, come quello al quale pareva avere bene l'arte oratoria, tanto accrebbe la vittoria delli inimici, tanto fece grande la occisione de' soldati fiorentini, con tante lagrime deplorò il sacco, il sangue, gl'incendi, gli stupri, i sacrilegi fatti a Prato, che a ciascuno pareva avere già i rabidi inimici non solo nella città, ma nelle proprie case, e che i medesimi casi, o più atroci, succedessino quivi.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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