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      E si può dire certo che messer Baldassarre, inimico de' Medici, operasse più nella tornata loro in Firenze, che qualunque altro reputato a essi amicissimo.
     
      Perdessi Prato a dì 24 d'agosto e li cittadini tutti restorono attoniti, e certi, che si trovavono danari da poter vivere fuori, si partirono della città e ne menorono le donne e li figliuoli. [11r] Et universalmente per ciascuno uomo di bona mente si parlava che era da pigliare quello accordo col Viceré che si potea avere. Ma lui, elato per la vittoria, dove prima si satisfacea con danari sanza rimettere i Medici, dopo quella voleva fussino restituiti e nella patria e ne' beni loro e maggiore somma di danari. E benché Piero Soderini fusse consigliato da qualche uomo affezionato alla libertà di pigliare ogni condizione, pure che l'essercito inimico si discostasse, la mala fortuna della città lo ritraeva da fare quello che conosceva essere a beneficio d'essa: perché se li Medici erano rimessi con le leggi, non arebbono avuto più auttorità di quelle, ma, sendo rimessi con le forze, potettono disporre d'ogni cosa.
      Attesesi il giorno a condurre le genti a piedi et a cavallo nella città et alloggiarli, il che generò maggiore spavento perché li soldati licenziosi, e parendo loro che i Fiorentini ne avessino necessità, facevono ruberie et insulti, come è costume d'essi.
      Aveva la Signoria, quando l'inimici entrorono nel paese de' Fiorentini, fatto ritenere in Palazzo circa venticinque cittadini come amici de' Medici, dubitando che non suscitassino qualche tumulto nella città. Alli 31 di agosto quattro giovani nobili, i quali furono Bartolommeo Valori, Paulo Vittori, Gino Capponi e Antonfrancesco delli Albizi, andorono al Gonfaloniere la mattina per tempo e li dissero che era necessario pigliasse partito e non tenesse la città in pericolo di andare in preda come Prato.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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