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      Sendo suti pontefici Alessandro et Iulio tanto grandi, che più presto si potevano dire imperatori che pontefici, è da credere che ciascuno delli principi cristiani, e massime di quelli che avevano che fare in Italia, conosciuto quanto importasse il papa, era per fare ogni opera di avere uno pontefice amico.
      E per questo i cardinali, che n'erano allora in Roma ventidua, e perché pareva loro che la Chiesa avesse uno bello dominio e loro essere signori grandi, perché avevono entrate eccessive da potere spendere in loro voglie e non avevono cura né di guardare fortezze né di tenere contenti i sudditi come gli altri signori, sollicitavano quanto era possibile la futura elezione, la quale dovea farsi sanza simonia, secondo una bolla avea fatto publicare nel Concilio papa Iulio, quattro giorni avanti la sua morte. Né arebbono voluto i cardinali che si fusse differito tanto, che vi potessino venire i cardinali di Francia, i quali, per avere inditto il Conciliabulo, erano suti privati da Iulio, acciò che, venendo, non seguisse qualche disordine nella elezione. E però feciono l'essequie di Iulio, secondo il solito; poi subito entrorono in Conclavi venticinque cardinali, ché ne erono venuti tre che si trovavono fuori non molto lungi.
      Fu openione di molti che il cardinale di San Giorgio fussi eletto papa perché, non si potendo usare simonia, come si era fatto in qualche elezione passata, li fautori suoi feciono fare uno capitolo in Conclavi, che disponeva che tutti li benefizi di quello che fusse eletto pontefice si dovessino distribuire per rata ne' cardinali che si trovavano presenti alla elezione.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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