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      Seguirono poi li Franzesi di andare verso Verona con intenzione di sforzarla, sì per osservare i capitoli a' Veniziani, sì ancora perché allo Imperatore non restasse questo piede in Italia, donde spesso potessi fare insulto allo stato di Milano.
     
      Il Papa, poi che lo Imperatore se ne fu tornato in Alamagna, pensò di vendicarsi della iniuria li avea fatto il duca d'Urbino nella passata del re di Francia e di torli lo stato. E benché la Duchessa vecchia, quale era suta moglie di Guido Ubaldo, andasse a Roma e raccomandasse al Papa la nipote, moglie di Francesco Maria, e destramente li riducesse a memoria l'obblighi avea con suo marito, non poté fare effetto alcuno. E tanto meno potette operare perché era di pochi giorni inanti morto Giuliano, fratello del Papa, dopo che era suto malato dieci mesi, il quale avea grande affezione e reverenzia alla sopradetta Duchessa, per essere stato, quando era in bassa fortuna, assai onorato da lei e dal marito.
      Di questo si può dire che fusse veramente bono omo, alieno dal sangue e da ogni vizio, e si può chiamare non liberale, ma prodigo, perché donava e spendeva sanza considerazione alcuna donde dovessino uscire i danari. Dilettavasi avere a presso di sé uomini ingegnosi et ogni cosa nuova voleva provare. Pittori, scultori, architettori, alchimisti, inventori di miniere erano condotti da lui con tanto stipendio, quanto non era possibile pagassi. Morì in Firenze e furono celebrate le essequie sue con pompa grandissima.
      Volle Leone che Lorenzo facesse la impresa d'Urbino, ancora che lui la facessi contro a sua voglia perché conosceva che, come quello stato era facile a pigliare, così era facilissimo a perdere.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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