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      Questi due, et insieme e di per sé, instillorono nelli orecchi di Odetto che Francesco avea potuto cognoscere la fede del Papa nella venuta dello Imperatore a Milano; e che questo era uno potente Papa perché, oltre allo stato della Chiesa, avea quello di Firenze e nuovamente disponeva di Siena, donde pochi mesi inanzi era stato per opera sua cacciato Borghese Petrucci che governava quello stato, e messo in suo luogo Raffaello, pure Petrucci, vescovo di Massa, il quale dependea tutto da lui et era nutrito sempre seco, e nel principio del pontificato lo avea fatto castellano di Castello Santo Angelo, che si dà a' più confidenti amici e servitori che il Papa abbia; e che non era da lasciarlo fermare in modo che potesse congregare danari perché, se ne congregasse, piglierebbe animo di volere cacciare e Francesco del ducato di Milano, e Carlo del Regno di Napoli; e che si voleva molestarlo subito, inanzi che morissino alcuni cardinali vecchi che l'odiavono, e prima che potesse fare collegio da poterne disporre; e che, sanza che Francesco si scoprisse, pure che chiudesse li occhi, pensavano con poca fatica in pochi poterlo condurre in tanti travagli, che arebbe a ricorrere a Francesco e gittarsi tutto nelle braccia sue; e che egli gli potrebbe fare rendere lo stato di Urbino e restituire Reggio e Modona, e farlo lasciare il governo di Firenze e mutare quello di Siena: et in effetto lo ridurrebbe uno papa da farne più presto a modo suo, che da temerlo.
      Lautrec, parendoli che nella venuta dello Imperatore il Papa non si fusse portato come dovea, et avendo in odio, per l'ordinario, tutti l'Italiani, e massime i preti, porse li orecchi a queste parole e gustò le ragioni e lasciò che Francesco Maria e Federigo ragunassino i fanti spagnuoli, che uscirono di Verona, e delli altri italiani e, del campo suo, quelli che vollono essere con loro, in modo che feciono assai bono essercito.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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