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      Dove sendo pacificato, li crebbe il desiderio di potere disporre d'Italia e seguitava con ogni instanzia di tirare a sé il Papa e, per gratificarlo, citò Martino Luter a Vormacia dove teneva la Dieta. E, non volendo comparire sanza salvocondotto, gliene dette. E poi che fu comparso et ebbe disputato [32r] la sua dottrina, l'ammunì che dovessi tornare alla via vera e desistessi di calunniare il Pontefice e li altri prelati della Chiesa Romana e, quando non lo facessi, minacciò di gastigarlo, aggiugnendo che non li mancherebbe modo d'averlo altra volta nelle mani senza salvocondotto. Luter stette nella sua pertinacia et a Carlo bastò avere gratificato il Papa col fare dannare nella Dieta la dottrina sua; e si escusò di non potere procedere più oltre, rispetto al salvocondotto.
      Ma la verità fu che, conoscendo che il Papa temeva molto di questa dottrina di Luter, lo volle tenere con questo freno.
     
      Lione, combattuto assai dal re di Francia d'accostarsi a lui, instava in sul volere Ferrara, e Francesco, come dissi di sopra, gli dava parole.
      Et in questo tempo, che fu alla fine dell'anno 1520, le reliquie de' fanti spagnuoli, che erono stati più anni in Italia e poi erono iti a combattere le Gerbe contro a' Mori per servizio di Cesare, e non potendo fare progresso, se ne ritornorono in Sicilia e poi in Calabria. E si messono insieme e vennono insino alli confini della Chiesa, pensando che Lione s'avessi a ricomperare da loro, come aveva fatto nella guerra d'Urbino. Il Papa mandò loro incontro Giovanni de' Medici, suo congiunto e nell'arme ardito [e franco], con qualche somma di fanti.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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