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      I Franzesi, inteso lo assalto, corsono alla difesa et insisterono molte ore. Et ancora che quelli di Pavia uscissino fuori, e' Cesarei non erono superiori. Ma crescendo del continuo il numero de' fanti, de' quali in fatto gl'Imperiali avanzavono e' Franzesi, Francesco fece comandare alla banda de' Svizzeri, che stava da parte in ordinanza per rispetto, che lo venissi a soccorrere. I Svizzeri o per timore dell'artiglieria, perché avevono a passare dove la terra batteva, o per qualsivoglia altra causa, non vollono venire. Di che seguì che, dopo che li altri fanti e cavalli de' Franzesi ebbono fatto una gagliarda resistenzia, in fine, superati dalla moltitudine, furono forzati a succumbere.
      Il Re combatté tutto giorno valentemente et in ultimo si poteva salvare tra li Svizzeri, che restavono interi e così se n'andorono, ma volle più presto essere prigione o morire, che salvarsi tra quelli che non l'avevono voluto aiutare in tanto bisogno. E dopo che ebbe combattuto molte ore sendogli suti morti d'intorno molti arditi cavalieri delli suoi, sendoli suto ferito il cavallo nelle gambe e per tal ferita caduto, fu fatto prigione dal Viceré.
      La qual cosa io non iudico punto ignominiosa, perché la guerra consiste assai nella fortuna et il più delle volte si vince e [44r] perde, secondo che quella ne dispone. Et uno capitano, che ordina bene la battaglia e poi combatte con prudenzia et animo, ancora che il successo non sia buono, non è da biasimare. Ma si possono bene e debbono dannare quelli principi e' quali, standosi per le camere in ozio, danno la cura ad altri delle guerre, le quali pigliano senza necessità, non si curando se li popoli sono rubati e straziati.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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