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      De' Sanesi non parlava perché, morto Raffaello Petrucci, cardinale, che governava quello stato, v'entrò, col favore del Papa e delli Spagnuoli, a governo Fabio figliuolo di Pandolfo; el quale sendone per dissensione civile cacciato, dopo molte alterazioni che ebbe quella città, Alessandro Bichi vi era venuto in gran riputazione. Ma sendo in oppenione di tenere le parti franzesi, quando il Re fu rotto e preso, lui fu da certi populari morto, e ne furono cacciati di Siena tutti li uomini più nobili e ricchi e si ridusse la città a essere imperiale e ghibellina, come è quasi stata sempre.
      Poi voleva assaltare i Veniziani e tôrre loro tutto lo stato di terraferma, e ridurli a pigliare quelle condizioni che li piacessino. Né egli voleva fare questo per affezione che avessi a Carlo o per non li mancare di fede, ma cognoscendo Cesare non essere uomo di guerra, pensava, col nome suo e con li suoi danari, acquistare tanto di riputazione vincendo, che tutto quello avessi guadagnato in nome di Cesare, facilmente potrebbe ridurre a sé. Et era tanto superbo e tanto odio portava al nome italiano, che, per colorire questo suo disegno, non si curava mettere in pericolo lo stato del patrone et essere causa della ruina di tutti i popoli d'Italia.
      Carlo, inteso il discorso e consiglio di Pescara, lo approvò e, per scoprire meglio ciascuno, li commisse che tirassi inanzi le pratiche, tanto che avessi qualcosa in mano per la quale potessi procedere con più pretesto di ragione. Il Papa et il duca di Milano facevono tenere questo maneggio a Ieronimo Moroni milanese, uomo astutissimo e che più volte aveva mutato mantello: e quando era suto franzese, e quando sforzesco, e quando imperiale, e d'ogni mutazione era uscito con più sua grandezza.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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