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      Clemente, desideroso che tal cosa riuscissi, se bene conosceva [49v] di non avere capitani né fanti da potere sforzare Siena, si lasciò traportare a' consigli delli uomini troppo passionati e permesse vi fussi messo il campo dalla parte che guarda verso Firenze.
      Piantoronsi l'artiglierie, concorsonvi del paese de' Fiorentini tutti li uomini che si dilettono di vivere di rapina e ciascuno attendeva a predare e rubare per quel contado. In campo non era chi comandassi né chi ubbidissi, non vi erano guardie, non scolte, non luogo deputato per il mercato. Le quali cose, venute a notizia di quelli di drento, gli feciono arditi, ancora che fussino pochi, a uscire fuori. Et il giorno di santo Iacopo saltarono della terra trenta cavalli e quattrocento fanti; quelli di fuori erono più che quattrocento cavalli e semila fanti. Nondimeno, trovandoli senza ordine, chi a rubare, chi a dormire, chi a giucare, chi a bere, tutti li messono in fuga, né mai fu possibile facessino testa né si fermassino insino non furono drento alla Castellina. Ruborono e' Sanesi popularmente tutto il campo e con grande allegrezza e trionfo tirorno l'artiglierie delli avversari in Siena.
      Questa rotta dette grande sbattimento al Papa e la parte de' Medici in Firenze inviti assai. E gl'inimici presono grande ardire e dicevono che il Papa voleva rimettere e' tiranni in Siena e tôrre lo stato al popolo, e che Iddio aveva dimonstro non li piacere. E certi più arditi dicevano che Iddio aiuterebbe ancora loro, quando tentassino.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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