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      Ma chi è in sull'arme non guarda queste cose per il sottile.
      Partironsi don Ugo et il cardinale Colonna e ne menorono tutte le genti che vi avevono condotto e promissono restituire la preda e ne menorono Filippo Strozzi. E prima che partissino delle terre della Chiesa, vollono che il Papa scrivessi alli capitani, che aveva nel campo della Lega, che si ritraessino, et a Andrea Doria, che strigneva Genova con l'armata, che si levassi e si riducessi a Civitavecchia. Il Papa, benché malvolentieri, fece in quel principio tutto.
     
      Come in Firenze s'intese il caso, quelli che iudicono delli eventi, che infatto sono e' più delli uomini, dannavono Clemente di poca prudenzia e di poco animo. E li Otto di Pratica, che erono quelli che avevono il pondo del governo della città, cominciorono a dubitare, che volendo seguitare in osservare e' suoi ricordi, non andare alla ruina manifesta. E partirsi da lui non volevono, per la reverenzia et affezione li portavono, et ancora perché la città non si poteva discostare dalla volontà sua senza mutazione di stato, nella quale la ruina delli amici de' Medici era certa e di quella della città s'aveva poco da dubitare. Però mandorono subito Francesco Vittori a farli intendere e ricordare con riverenzia che loro desideravono, avanti che egli si risolvessi, saperlo, per potere consultare e deliberare, et ancora a ricordarli che avessi riguardo a non li caricare troppo di spesa perché, sendo incominciata a mancare la riputazione a' cittadini, non si potevono strignere come si era fatto qualche altra volta.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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