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      Fece ritornare Andrea Doria verso Genova e se ne escusava con dire che egli li aveva domandato licenzia d'andare a aiutare la patria sua e che, secondo e' capitoli co' quali era condotto, non gnene poteva negare. Fece venire Vitello et Alessandro Vitelli verso Roma e circa tremila fanti, tra' quali ve n'erono mille Svizzeri, e ne soldò in Roma insino in cinquemila e li mandò ad alloggiare nelle terre de' Colonnesi. E dolendosi li agenti di don Ugo di questo, egli rispondeva che i Colonnesi erano suoi sudditi e che, volendo stare guardato e non essere giunto sotto la fede, come l'altra volta, non poteva fare di non alloggiare le sue genti nelle terre loro. E dopo molte proposte e risposte, che andorono di qua e di là, si venne alla guerra aperta.
      Il Papa fece ruinare qualche castello de' Colonnesi e privò in Consistorio il cardinale Colonna delle degnità e benifici; e citò e' signori Colonnesi et altri capi che erono venuti con loro in Roma. E nondimeno mandò l'arcivescovo di Capua a don Ugo a escusare tutte queste cose e monstrare che non erono contro a' capitoli e ricercare che gli rendessi Filippo Strozzi. Don Ugo usò buone parole, [52v] senza venire a conclusione, et intanto e' Colonnesi feciono qualche somma di fanti e vennono verso le terre loro.
     
      D'Alamagna ancora, con qualche poca somma di danari mandata da Cesare, si mosse Giorgio Transberg, capitano di fanteria, con quattordicimila buoni fanti, e' quali inviò Ferrando duca d'Austria in favore degli Imperiali.
      Di questi fanti si cominciò a parlare più mesi avanti, ma non si credeva dovessino venire perché il re de' Turchi, questo anno medesimo, era venuto in persona con grande essercito contro al re d'Ungheria e li aveva dato una rotta, della quale egli, fuggendo, era affogato; et una gran parte de' signori ungari, così temporali come spirituali, era suta morta: in modo che in pochi giorni il Turco era diventato signore di tutta Ungheria, e li uomini che non erono stati presi, tutti erono fuggiti.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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