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      Ma per giugnere il Papa più sproveduto, usò le migliori e più dolce parole del mondo, aggiugnendo che voleva a ogni modo l'accordo, e che con qualche somma più di danari s'ingegnerebbe contentare i fanti, ma che intanto il Papa non si doveva maravigliare se egli camminava con lo essercito, perché li bisognava andarsi intrattenendo con li fanti, acciò avessino causa di prestarli fede. E come il Fieramosca fu partito, mosse le genti verso Romagna. E quelli della Lega ancora vi andorono, e si ridussono a guardare quelle terre perché il male avessi più causa d'andare verso il cuore.
      Tornò il Fieramosca a Roma e riferì quello aveva operato. Et il Viceré, per la gran volontà che aveva che la convenzione andassi avanti, si mosse in poste e venne in Firenze e monstrando che bisognavono più danari, perché queste genti si ritirassino, condusse e' Fiorentini a promettere agl'Imperiali centocinquantamila ducati: ottanta di contanti, et il resto intra duo mesi. E furono presenti a questo accordo dua uomini di Borbone, mandati [55r] da lui, e vi acconsentirono e ne restorono satisfatti.
      Mentre che lo accordo si trattava in Firenze, Borbone del continuo procedeva con l'essercito: il che non piacendo al Viceré, subito che ebbe convenuto co' Fiorentini, n'andò verso Borbone et intese che era già entrato nella valle di Galeata con lo essercito, il quale aveva rubato et arso tutto il paese, in modo che il Viceré portò gran pericolo che li paesani non li facessino insidie, e durò fatica a scappare, fuggendo dalle mani loro.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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