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      Il quale, venuto insino a Montevarchi et inteso come in Firenze et allo intorno erano genti assai, e come si era durato sei mesi continui a fare ripari drento alla città, et intendendo ancora quella essere tanto consumata, che aveva posto mano alli argenti delle chiese, diterminò a gran giornate pigliare la via di Roma, dove sapeva che il Papa non aveva fanti né cavalli, né ordine né farne presti, e che ultimamente, confidato in sulla convenzione fatta col Viceré, aveva licenziato mille fanti, che gli restavano di quelli che erano chiamati della Banda Nera delle reliquie di Giovanni de' Medici. E da Montevarchi prese un cammino che lo condusse poco di là da Siena. E quivi lasciate l'artiglierie da campo, perché quelle da battere aveva lasciate al duca di Ferrara, e provedutosi bene di vettovaglie, seguitò il cammino con gran celerità.
      Il duca d'Urbino e marchese di Saluzzo pensavono bene d'andare a soccorrere il Papa, ma con tutti quelli ordini e commodità, con le quali vanno e' soldati, quando vanno a soccorrere chi può aspettare. Guido Rangoni, presa una banda di cinquemila fanti e mille cavalli leggieri, si misse a volere ire verso Roma con prestezza.
      Borbone arrivò ne' Prati a canto a Roma alli quattro di maggio: e data il dì medesimo un poco di battaglia al Borgo di San Pietro, conobbe esservi pochi defensori, perché il Papa, come fu certo che l'essercito inimico veniva verso Roma, aveva proveduto quelli pochi fanti aveva potuto in tanta brevità di tempo e trepidazione, e si fidava assai nelle promesse gli faceva Renzo da Ceri, e la speranza che aveva che il soccorso dovessi venire presto lo manteneva.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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