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      Mentre che e' Franciosi stettono in Firenze sempre animava gli uomini a sperare bene e non temere. Et un dì che e' Franciosi presono l'arme e cominciorono a correre per la terra, lui, sendo in casa, fece aprire gli usci e, postosi a sedere, si stava in mezzo la sala in modo che qualche francioso vi passò; l'ebbono in reverenzia, et, al detto suo solo et alla fede a quegli parlò, posorno l'arme.
      Partito il Re, lui fu fatto de' Dieci; nel qual tempo, sendo la città in grande angustie e pericoli per la perdita di Pisa e per la infidelità del Re, molte volte andò commessario in quello di Pisa e l'essercito condusse in Val di Serchio, guastò le mulina a' Pisani, liberò Librafratta dall'obsidione e passò colle genti sulle mura di Lucca. Dipoi andò a Montepulciano, che s'era ribellato, et a Cortona per obstare agli Orsini et a Piero de' Medici che da quella parte ne veniva, el quale, come intese essere quivi con me gente, indrieto si tornò; e lui andò a Pistoia dov'era suto eletto capitano.
      Et in quel tempo a punto el castellano della fortezza di Pisa, che a noi la doveva restituire, a' Pisani la dette; di che come Piero intese in tanta mestizia cadde che subito sé infirmò di febre gravissima, né mai per cosa alcuna gli fussi detta si potette rallegrare; e vicitandolo Piero Capponi e Cosimo Ruccellai, e' quali lui amava grandemente, niente si rallegrò e così confesso e fatto quello si richiede a buono cristiano, passò di questa vita adì 22 di gennaio 1495, d'età d'anni 52.
      Uomo certo che se la fortuna gli avessi concesso esser suto principe, non sarebbe suto inferiore a qualunque degli antiqui, e' quali dalli antichi scrittori sono tanto lodati.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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