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      Ma c'è ancora una terza causa, la quale è che uno principe giovane rare volte si regge da sé medesimo, e quando ha madre, quando zii, quando altri parenti, quando amici o servitori ordinati dal padre, che li abbi in osservanzia, in modo che spesso li errori d'altri sono imputati a lui e le buone opere sue sono attribuite a altri. E questo massime interviene quando che chi si mette a scrivere le azioni d'un principe, non sa a punto li secreti né le cause particulari le quali, quando s'intendessino, escuserebbono assai quel principe del quale s'ha a scrivere.
      Iudicando, adunque, essere officio mio scrivere la vita di Lorenzo de' Medici, duca d'Urbino, non solo per esserli suto intimo servitore, ma per satisfare [59r] a Voi a che porto la medesima affezione e reverenzia che portavo a lui, e tanto più volentieri l'ho fatto perché credo che, chi la leggerà, abbi a conoscere egli essere da connumerare tra li ottimi principi, perché esso è dannato di molte cose, nelle quali si conoscerà più presto meritare commendazione, che avere colpa alcuna. Né alcuno sia che pensi che io per affezione mi sia partito dal vero, perché, sappiendo io quanto lui, vivo, aveva in odio le falsità et adulazioni, stimerei offenderlo così, morto.
     
      Nacque Lorenzo sopradetto del mese di febbraio l'anno millequattrocentonovantuno, poco inanzi che morissi il magnifico Lorenzo, suo avolo. Il padre fu Pietro, de' progenitori del quale dire cosa alcuna iudico al tutto superfluo, perché sono notissimi i gesti del magno Cosmo e di Piero, suo figliuolo, e di Lorenzo, suo nipote.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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