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      Ma volendo il re Francesco di Francia, primo di quel nome, passare in Italia per pigliare il ducato di Milano, e papa Leone, insieme con altri suoi collegati [60v] deliberando opporseli, ordinò di mandare in Lombardia Giuliano con molte genti a piè et a cavallo. El quale, partendosi da Roma, come fu giunto in Firenze, gravemente ammalò, onde il Papa fu constretto a dare il carico a Lorenzo che aveva dato a lui. E per questo bisognò che pigliassi il capitanato in fatto che aveva preso in nome e che conducessi trecento uomini d'arme e li pagassi: il che non li potette essere più molesto, ma non poteva mancare di non fare la volontà del Pontefice.
      Partissi, adunque, di Firenze con le sue genti in compagnia di messer Iulio de' Medici, suo zio, cardinale e legato in questa impresa, el quale si fermò a Bologna, iudicando così essere a proposito. Lui andò inanzi con le sue genti e si condusse a Piacenza, dove erono molti signori condottieri, dove era ancora don Ramondo di Cardona, viceré di Napoli, dove erono fanti assai et ispagnuoli et italiani.
      Era giovane et era la prima volta era suto in campo, nondimeno rendé a tutti quelli capitani ottimo conto di sé, e nel consultare e nel deliberare si monstrò non manco prudente che animoso, né perdonava a fatica, o d'animo o di corpo, faccendo al bisogno l'uficio del soldato e del capitano, stando dì e notte con l'arme indosso, sobrio nel cibo, abstinentissimo da ogni altro piacere, in modo che aveva ridotto uno essercito, che prima era licenzioso e scorretto, obbedientissimo e regolato.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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